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Dancing Bruno è una cavalcata nel ballo popolare tra gli inizi del 900 e i primi anni 70, aggrappati alla sella della storia dei cambiamenti sociali e politici che hanno trasformato il nostro modo di vivere gli spazi, le relazioni, i ruoli e i passi in comune. È un covo clandestino, un’arca dove ogni animale può salire per ritrovare la propria spontanea e necessaria voglia del proprio corpo e dell’altro. Siamo ciò che danziamo, e in Dancing Bruno l’ironia spalanca la porta all’incontro e alla sperimentazione. È un’esperienza partecipata dove pubblico e performer si fondono in uno stesso gioco, creando uno spazio surreale in cui il tempo si sospende tra note e sudori in un fare organico di gente che balla. Ne risulta una serata di circa due ore e mezzo, dove 12 artisti tra musicisti, danzatori, cantanti e attori, si contendono il pubblico, sfidandosi a non lasciare seduto nemmeno uno spettatore.
Una compagine di artisti, disoccupati da tempo immemore, raccolti in un dancing surreale, in assenza di un’orchestra, sta aspettando Bruno.
Il pubblico arriva e qualcuno apre le danze: si salta sulla linea del tempo, si vortica tra le culture, le storie e le lingue, si incontra gente strana, si annusa l’umanità dell’altro. E mentre si aspetta che Bruno arrivi, ci si scalda, accompagnati dagli artisti che tenteranno l’impossibile per farsi scritturare.
Bruno era un fisarmonicista, uno con le mani veloci che girava senza dimora tra le orchestre, i paesi in festa, e i bar.
Uno a cui non interessava diventare famoso, ma che con sole due mani poteva ribaltare una serata, far danzare una piazza e raccontare storie per un bel pezzo. Era uno di tanti, uno di quei fenomeni semplici e sconosciuti di cui è pieno il mondo. Un uomo storto, con la musica e il vino negli occhi tristi sopra al sorriso buono.
Bruno era Bruno perché Bruno c’era… ma ora… Bruno arriva? E dove, quando? A che ora?
Una terra di mezzo che riparte dal ballo di coppia, nei suoi diversi volti a seconda dei diversi Paesi, ritmi, nelle sue contaminazioni, evoluzioni, ritorni a mondi perduti, per ricordarsi di come tutto nasca da una pulsione umana, profonda e antica, che dal singolo si propaga alla comunità: non si è soli quando si è almeno in due; un luogo in cui ritrovare le regole della balera e soprattutto la voce potente dell’estrazione popolare e regionale.
CREDITI
coproduzione Sanpapié e Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse Genova
ideazione Lara Guidetti, Saverio Bari con i contributi di Marco De Meo, Marcello Gori, Susanna Gozzetti, Cecilia Vecchio
coreografie e regia Lara Guidetti
testi Saverio Bari
musiche originali e fonica Marcello Gori
musica dal vivo Andrea Vulpani
costumi Daniela De Blasio
con Saverio Bari, fabrizio Calanna, Luis Fernando Colombo, Gioele Cosentino, Marco De Meo, Marcello Gori, Susanna Gozzetti, Lara Guidetti, Francesca Lastella, Matteo Sacco, Cecilia Vecchio
Con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura
BIGLIETTI: MEDIUM, 10 euro
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse onlus
Piazza Renato Negri,6 – 16123 Genova
p. iva 01519580995 | codice identificativo 5RUO82D