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La dodicesima notte (o quello che volete)
All I have is my love of love, and love is not loving
Tutto ciò che ho è amore per l’amore, e amore non è amare
(David Bowie, Soul love)
Il giovane fiorentino Giovanni Ortoleva, menzione speciale nel concorso “Registi under 30” della Biennale di Venezia 2018, firma la regia de La dodicesima notte (o quello che volete), di William Shakespeare.
Una commedia sorprendente, che sa essere amara e lieve, surreale e tenera, profondamente malinconica e irresistibilmente divertente. Raramente rappresentata, La dodicesima notte è piena di idee e intuizioni sceniche. Considerata da molti critici la migliore commedia di William Shakespeare, con La dodicesima notte (o quello che volete), Giovanni Ortoleva si confronta per la prima volta con il drammaturgo inglese. Un lavoro che segna un passaggio importante della sua ricerca. Fiorentino, poco più che trentenne, Ortoleva affida il delicato lavoro di traduzione a Federico Bellini, il progetto scenografico a Paolo Di Benedetto, il progetto sonoro a Franco Visioli, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Venezia 2020, la realizzazione dei costumi a Margherita Baldoni, il disegno luci a Fabio Bozzetta.
Ortoleva appartiene a una generazione di registi che sta conquistando l’attenzione di pubblico e addetti ai lavori.
Tra i talenti emersi dal progetto College della Biennale Teatro di Venezia negli anni della direzione artistica di Antonio Latella, Ortoleva dirige Michelangelo Dalisi, e un gruppo di otto giovani attori e attrici: Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Giovanni Drago, Alberto Marcello, Aurora Spreafico e Anna Manella, Francesca Osso, Edoardo Sorgente.
La dodicesima notte è la seconda tappa di un percorso teatrale che Ortoleva dedica all’amore romantico allo scopo di metterlo in discussione. Un’indagine che il regista ha iniziato nel 2022 con Lancillotto e Ginevra, da lui scritto insieme a Riccardo Favaro, già tra i membri del comitato editoriale del progetto digitale Lingua Madre, capsule per il futuro.
La dodicesima notte è senza dubbio uno strano oggetto. – ha dichiarato Giovanni Ortoleva – Scritta subito dopo Amleto (di cui mantiene in modo evidente alcuni motivi), è totalmente dominata dall’amore: non si parla d’altro in Illiria, e di altro non si vuol sentir parlare (né cantare), né nelle case dei nobili né nelle bettole degli ubriachi. Eppure questi discorsi sono deliranti, bizzarri, violenti; le frequenti dichiarazioni deviano spesso dall’amato per tornare alla celebrazione di sé; alla passione si associano frequentemente i termini della malattia, del martirio, della tortura; le canzoni hanno testi malinconici, spesso e volentieri mortiferi… Tutto questo fa pensare che La dodicesima notte non sia una commedia d’amore, come spesso viene detto, ma una commedia sull’amore, sull’ossessione per l’amore che diventa ideologia e quindi malattia della mente. Ogni personaggio è completamente assorbito dalla propria lovesickness: Orsino dalla propria passione virile, continua affermazione della propria potenza; Olivia dalla volontà di possesso e affermazione di rango; Malvolio dal self-love, amore di sé e volontà di realizzazione… Solo Viola sembra essere estranea a questo virus, e non è un caso che sia una straniera in Illiria, terra che rimanda in modo chiaro a illness (malattia) ed illusion (illusione). La terra dell’illusione, della malattia d’amore: the desperate kingdom of love.
L’Illiria però non è solo un sogno romantico. Sotto la coltre dei discorsi d’amore si nasconde una società classista, divisa in caste cui i personaggi fanno rapidi ma significativi accenni; come a qualcosa di cui non sta bene parlare, ma che determina i loro pensieri più dei concetti di spazio e tempo. Tanto che nella sua solitudine il cameriere Malvolio, vero protagonista tragico del testo, non sogna di unirsi fisicamente alla contessa Olivia, ma di essere conte; ciò che di osceno c’è nella sua fantasia non è quindi la conquista erotica, ma la scalata sociale, che un sistema di caste non può tollerare, e dunque punisce. L’amore, l’ideologia romantica, non sono che fumo negli occhi con cui difendere le divisioni di una società classista, in cui è più facile cambiare sesso che classe di appartenenza. Pochi anni prima di portare sulle scene La dodicesima notte, Shakespeare faceva dire ad Amleto che “il teatro deve reggere lo specchio alla natura”, ed io non credo che ci sia in questo momento storico un testo più capace di farlo.
Seguendo la natura doppia del testo, ho messo in questione la natura di ogni scena, mai chiaramente schierata tra dramma e commedia, sempre travestita da qualcosa che non è come tutto in questo testo, arrivando a scoprire che vive tutto in una terra di confine, contaminazione; e che le sue scene sono di una natura impossibile da definire, ma proprio per questo specialmente preziose. Ho scelto di togliere la magia e di mostrare le illusioni dell’Illiria, facendo interpretare i due gemelli Viola e Sebastiano allo stesso attore, utilizzando una traduzione radicale ma più fedele di quelle cui siamo abituati e una scenografia forte ma essenziale, e soprattutto lavorando con un gruppo di interpreti capaci di incarnare il testo. E infine ho annegato tutto nella musica, cantata e suonata dal vivo dal Fool Feste, che sicuramente più delle parole “facili da ribaltare come un guanto di capretto” può avvicinarci alla comprensione di questo mondo.
giovedì 9 marzo
PRIMA DELLA PRIMA dalle ore 19.30 nel foyer Tonino Conte
dj set con FiloQ+aperitivo
sabato 11 marzo a fine spettacolo nel foyer Tonino Conte
Edoardo Sorgente presenta il progetto
MOEBIUS
Moebius ha come obiettivo quello di prolungare l’esperienza teatrale oltre i limiti della scena, oltre la durata dello spettacolo, portando la rappresentazione scenica a diventare senza soluzione di continuità, intrecciandola, una “Festa Grande” dove pubblico e artisti possano continuare a esperire la condizione del Teatro, come evento e possibilità di incontro. Farà da collante invisibile la musica.
(Ingresso libero con il biglietto dello spettacolo)
CREDITI
di William Shakespeare
traduzione Federico Bellini
adattamento e regia Giovanni Ortoleva
con (in ordine alfabetico) Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Michelangelo Dalisi, Giovanni Drago, Anna Manella, Alberto Marcello, Francesca Osso, Edoardo Sorgente, Aurora Spreafico
scene Paolo Di Benedetto
costumi Margherita Baldoni
luci Fabio Bozzetta
progetto sonoro Franco Visioli
assistente alla regia Alice Sinigaglia
assistente scenografo Andrea Colombo
direttore di scena e capo macchinista Stefano Orsini
capo elettricista e datore luci Fabio Bozzetta
fonico Nicola Sannino
sarta realizzatrice e di scena Margherita Platé
scene realizzate da Allestimenti Arianese srl
produzione Fondazione Luzzati Teatro della Tosse,
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura, Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano, Arca Azzurra
BIGLIETTI: Intero 18, under 28 alla prima e studenti UNIGE 10 euro, over 65 16 euro, Suq Card 12 euro
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse onlus
Piazza Renato Negri,6 – 16123 Genova
p. iva 01519580995 | codice identificativo 5RUO82D