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E’ un’esperienza transdisciplinare, un’oscillazione tra danza, azione, parola e presenza, un campo di tensione tra festa e protesta, tra attesa e azione, tra torpore e risveglio.
È il punto in cui il corpo trema perché non può più restare fermo, è l’urgenza di desiderare senza compromessi, è l’energia che si oppone all’inerzia.
Cinque corpi sono confinati in uno spazio sospeso, un ventre che non è solo luogo fisico, ma condizione esistenziale: la pancia del Serpente.
Se nella storia di Pinocchio il ventre della balena è il luogo della trasformazione, il passaggio necessario per diventare un bambino vero, in Quiver questa narrazione viene rovesciata: non c’è una balena che accoglie per poi restituire, non c’è una prova iniziatica, non c’è redenzione.
Il ventre non è un attraversamento, ma un contenitore stagnante. Il Serpente è l’organismo che inghiotte e trattiene, la vibrazione di un potere che non distingue e non vuole. Non divora per necessità, ma per ozio; non seleziona, non distingue, non elabora.
È l’accumulazione sterile, il sapere che ha smesso di interrogarsi, inerzia assoluta, conoscenza senza desiderio. Inghiotte senza masticare, lasciando le sue vittime in uno stato di sospensione indefinita, dove digerire o essere digeriti è un processo che non si conclude mai. Il fuoco non c’è, il risveglio non è dato, il corpo deve trovare la propria combustione, essere esso stesso scintilla, auto-generare la propria vibrazione.
Quiver è la ricerca del desiderio nel suo stato più puro, di tensione irriducibile, di forza che esiste solo nel suo esercizio; non racconta una storia, ma mette in scena questa tensione, il punto esatto in cui il desiderio si scontra con l’inerzia.
Desiderare non è aspettare, non è sperare, non è chiedere: è muoversi, è reclamare, è incendiare lo spazio.
Il desiderio non è un oggetto, ma un atto che si esercita, si alimenta nel cercare, senza narrazione, perché il desiderio non segue trame, non ha conclusioni né pace.
C’è solo un fremito, una battaglia tra chi aspetta e chi agisce, tra chi si spegne e chi osa desiderare tutto, senza esitazione.
Al crocevia fra danza, musica e drammaturgia, in un territorio in cui il corpo e le sue potenzialità espressive sono sempre motore primo della ricerca, vive Sanpapié: compagnia nata nel 2007 che presenta spettacoli e perfomances, in Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Cina. A guidarla è stata la volontà di non chiudersi mai troppo a lungo in recinti sicuri, ma rilanciare, sperimentare, osare sempre. La tradizione del teatro-danza è per Sanpapié – diretta artisticamente da Lara Guidetti, coreografa e interprete – materia viva, pulsante, che può e deve dialogare con la musica e la drammaturgia, ma anche con nuove tecnologie e altri linguaggi dell’arte teatrale, cercando sempre la via più speciale e impervia per arrivare al cuore di chi guarda.
CREDITI
Produzione Sanpapié
Regia e coreografia Lara Guidetti
Interpreti Fabrizio Calanna, Gioele Cosentino, Erika Di Mauro, Francesca Lastella, Giulia Pironi Drammaturgia Saverio Bari
Elaborazioni musicali Marcello Gori
In collaborazione con Istanbul International Improvisation Dance Festival e Akbank Sanat Istanbul Con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura
PRIMA NAZIONALE
BIGLIETTI: intero 18 euro
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse onlus
Piazza Renato Negri,6 – 16123 Genova
p. iva 01519580995 | codice identificativo 5RUO82D