Formatosi giovanissimo in canto gregoriano, organo e pianoforte al piccolo seminario belga di Kinshasa, in Congo-Zaire, Ray Lema, praticante politeista, suona Bach, Mozart, Haendel e Beethoven prima di lasciare i bravi padri e dedicarsi alla chitarra, frequentando nei bar e nei locali della città i musicisti venuti da tutta l’Africa, e presto è ispirato da Jimi Hendrix. Nominato nel 1974 direttore musicale del Balletto nazionale dello Zaire, percorre per due anni l’enorme paese, alla ricerca delle musiche tradizionali sparse tra più di duecento etnie. Uno sguardo nuovo sulla propria cultura e sulla sua immensa ricchezza, un tentativo di far suonare insieme musicisti venuti da orizzonti diversi. Dopo essere caduto in disgrazia, viene invitato negli Stati Uniti e vi rimane per tre anni, scopre il sintetizzatore, suona nei workshops e con gruppi jazz a New Orleans, New York, Washington. Giunto in Europa nel 1983, in Belgio poi in Francia dove risiede, Ray Lema moltiplica le esperienze musicali. Non senza svolte: in Bulgaria, con i balletti nazionali; in Svezia dove compone e suona “Il sogno della gazzella” con l’orchestra da camera di Sundvall. In Africa, dove l’abbiamo incontrato, in Burkina Faso, durante una tournée con i Tyour Gnaouas di Essaouira, Marocco. Progetta di inoltrarsi nell’immensa complessità delle musiche africane, tradizionali e vive, potenziale di ricchezze minacciate, di tentare una sintesi avanzando a passo felpato, a tastoni, come un artigiano del futuro.