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Ubù re è stato pubblicato il 25 aprile del 1896 e ha spiazzato la pubblica opinione con il suo stile esplosivo, testimoniando il tramonto del XIX secolo così come la sua grande spinta innovativa.
Ubù re è stato il primo spettacolo messo in scena l’8 ottobre del 1975 dal neonato Teatro della Tosse, con la regia di Tonino Conte e le scene di Emanuele Luzzati.
Ubù, re scatenato è la nuova produzione che Fondazione Luzzati Teatro della Tosse porta in scena in prima nazionale per il suo cinquantesimo anniversario.
Uno spettacolo scritto e diretto da Emanuele Conte, che ne cura anche le scene, con attori storici e giovani talenti entrati a far parte della compagnia della Tosse.
Figura burlesca e ridicola, violenta e malvagia, UBÙ incarna il potere tirannico e infantile, è il re dell’eccesso bulimico che rifiuta ogni mediazione; è l’agitatore di dubbi, sempre scorretto e amorale, colui che mette in crisi i valori del suo tempo, facendosi profeta delle detonazioni che avrebbero caratterizzato il ventesimo secolo.
Giocando su due livelli narrativi in scambio continuo tra loro – che fanno dialogare anche due diverse generazioni di attori – lo spettacolo vuole rinnovare, con il contributo di musica ed elementi visivi, la forza vitale e travolgente della saga di Jarry.
E, soprattutto, la forza eterna di questo personaggio che ci parla di violenza, potere, volontà di sopraffazione e avidità.
Un re sbagliato e ridicolo che ci racconta ancora chi siamo davvero come davanti a uno specchio senza pietà.
Ubù, con l’accento sulla u, è tragedia comica, un ossimoro, è il prototipo del dittatore prima dell’invenzione dei dittatori, li anticipa e già ne è la parodia. Un Pantagruel violento e senza scrupoli.
Triviale e raffinato nella scrittura, Jarry scrive un testo dirompente ancora oggi, irriverente, colmo di riferimenti al teatro scespiriano. E proprio come il teatro scespiriano ha più piani di lettura.
Alla fine della visione di una messinscena di Ubù non sappiamo se questo grossolano despota sia veramente cattivo o un simpatico codardo o un combattente valorosamente infido.
Padre Ubu e Madre Ubu sono la coppia più bella del mondo, persino più di sir Macbeth e lady Macbeth, cui si ispirano.
Ho scelto di mettere in scena una versione molto personale, anche discutibile, e questo mi diverte già prima di debuttare.
Ho immaginato oggi, nel terzo millennio, Padre e Madre Ubu.
Dove sarebbero? Cosa farebbero? Forse li potrei trovare facendo zapping sulla TV generalista in uno di quei programmi del pomeriggio in cui, fra una canzonetta mal suonata e uno spot pubblicitario, si intervistano assassini veri o presunti e vittime, vere o presunte, dove una presentatrice con le lacrime agli occhi indugia sui particolari più truculenti e dolorosi perché fa audience.
La solidissima coppia Ubu racconta e rivive, stimolata dalla presentatrice, in un susseguirsi di flashback, tutta la sua storia, da Ubu ufficiale di re Venceslao a Ubu re e poi Ubu incatenato e schiavo.
Il potere ridicolizzato, nel primo, un concetto di libertà, sbandierata così spesso dai politici dei nostri tempi, nel secondo.
Naturalmente, oggi, gli Ubu vorrebbero ricostruire la loro immagine pubblica, piegando la propria natura alle leggi del “politicamente corretto”.
Impresa impossibile ma esilarante.
Alla fine tanti Ubù invaderanno la platea, per dirci che tanti sono gli Ubù che popolano il mondo.
Come non vedere nel presidente Trump un moderno Ubù, o nel dittatore coreano o in Orban e, per certi aspetti, anche nei nostri due Mattei? E molti altri, ovunque ci sia un potere al servizio di sé stesso, ove la furbaggine raggiunge limiti estremi diventando ridicolo.
Perché il potere cieco, che mangia tutto quello che trova, alla fine si può smascherare solo con l’ironia, approfittando della sua tragica comicità”.
Emanuele Conte
CON IL BIGLIETTO DI UBU’ RE SCATENATO DAL 23 AL 26 OTTOBRE è POSSIBILE ASSISTERE A UBU’ RAP (necessario prenotare).
CREDITI
drammaturgia e regia Emanuele Conte
con Ludovica Baiardi, Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Susanna Gozzetti, Antonella Loliva, Sarah Pesca, Marco Rivolta e Marco Taddei
scenografia Emanuele Conte
costumi Daniéle Sulewic e Daniela De Blasio
disegno luci Andrea Torazza
regista assistente Alessio Aronne
scenografo assistente Luigi Ferrando
oggetti di scena e assistente scenografia Renza Tarantino
macchinisti Fabrizio Camba, Marco Lubrano, Amerigo Musi
elettricisti Davide Bellavia, Matteo Selis
fonico Massimo Calcagno
attrezzista Mara Giordo
direzione tecnica Roberto D’Aversa
assistente ai costumi Marta Balduinotti
sarte Rocio Orihuela Perea e Viviana Bartolini
stage Denise Stuppia
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse
PRIMA NAZIONALE
BIGLIETTI: intero 18 euro, under 28 e studenti alla prima 10 euro; studenti 12 euro.
Con il biglietto dello spettacolo AL GRAN BALLO DI VENERE euro 15.
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse onlus
Piazza Renato Negri,6 – 16123 Genova
p. iva 01519580995 | codice identificativo 5RUO82D