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Un estremo atto d’amore
Opera teatrale tratta dal testo autobiografico di Claudio Foschini.
In nome del popolo italiano. Storie di una malavita.
Malavitoso romano, Claudio Foschini ha passato la sua vita tra gli eccessi: dai picchi di adrenalina e incoscienza delle rapine in banca al baratro della “più profonda disperazione” di “una cella sporca, con quattro letti che si tiravano giù”; dalle estasi dell’eroina e della cocaina alla rabbia verso una società, quella italiana, che non riesce ad aiutare chi vive in miseria e non ha mezzi per riscattarsi.
Nato a Roma il 30/7/1949 tra le baracche del Rione Mandrione, Claudio cresce con un forte desiderio di affermazione, amplificato dalle umili origini della famiglia e da un futuro senza speranza: una spirale vertiginosa fatta di furti e rapine, amori e famiglia, rivolte e soprusi, arresti e condanne. Nel 1984, mentre sconta una lunga pena al carcere di Rebibbia, partecipa al primo progetto rieducativo per detenuti che si conclude con la messa in scena dell’Antigone di Sofocle: “un estremo atto d’amore” sono le parole che lo stesso Claudio usa per descrivere la sua esperienza con il teatro.
Come spesso accade, questi “eroi negativi” hanno dei tratti caratteriali forti che li distinguono dalla gente comune. Foschini aveva sicuramente un grande talento: raccontare e sapersi raccontare.
Lo spettacolo “Un estremo atto d’amore” riprende fedelmente le parole di Claudio in un unico monologo, a cui vengono contrapposti dei brevi passaggi dell’Antigone di Sofocle, affidati alla regia sonora: al linguaggio franco, lucido e sagace di Foschini viene contrapposto il tono aulico della tragedia greca, un “coro” che ci ritrae.
La musica e il sound design, diffusi in esafonia attraverso sei altoparlanti disposti intorno al pubblico, sostengono le fondamenta della narrazione e accolgono il pubblico all’interno di una gabbia virtuale immersiva quanto suggestiva “fatta di prigioni reali e prigioni interne, che sono le peggiori”.
In occasione degli spettacoli Un estremo atto d’amore della compagnia Genovese Beltramo, (Teatro della Tosse – 23 e 24 ottobre) e dello spettacolo Vorrei una voce di Tindaro Granata (Teatro dell’Arca – 25 ottobre),
Fondazione Luzzati Teatro della Tosse e Teatro Necessario presentano
A che punto è la notte? Giustizia riparativa, teatro e carcere.
24 ottobre ore 18.30 Teatro della Tosse sala Agorà
incontro a cura di Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse e Teatro Necessario
intervengono
Viren Beltramo regista di Un estremo atto d’amore
Tindaro Granata regista e interprete di Vorrei una voce
Doriano Saracino Garante dei diritti dei detenuti della Regione Liguria
Avv. Stefano Sanbugaro Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Genova
Mirella Cannata e Carlo Imparato Teatro Necessario/Teatro dell’Arca
Gianluca Di Naro illuminotecnico
Modera Erica Manna, giornalista
Incontro a ingresso libero.
Per i partecipanti biglietto ridotto per gli spettacoli Un estremo atto d’amore (Teatro della Tosse 23 e 24 ottobre ore 20.30) e Vorrei una voce (Teatro dell’Arca 25 ottobre ore 20.30).
Per iscritte e iscritte all’Ordine degli Avvocati biglietto ridotto euro 10.
CREDITI
da un progetto di Viso Collettivo, vincitore del Premio Lucia 2020
una produzione Compagnia GenoveseBeltramo
con RICCARDO SALVINI
musiche di FEDERICO PIANCIOLA, LUCA MORINO e RICCARDO SALVINI
eseguite dal vivo da MARCO GERVINO, ANDREA MARAZZI e LUCA MORINO
regia, adattamento e luci di VIREN BELTRAMO
voci di Andrea Murchio, Chiara Cardea, Adriano Festa, Bianca ed Elio Genovese
una produzione COMPAGNIA GENOVESEBELTRAMO
DURATA: 60 minuti
BIGLIETTI: 18 euro intero; 16 euro over 65;
10 euro under 28 alla prima
Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse onlus
Piazza Renato Negri,6 – 16123 Genova
p. iva 01519580995 | codice identificativo 5RUO82D